INTERVISTA A MASSIMO ZUIN
Massimo Zuin, nato a Mira nel 1964, è stato nominato Direttore dei Servizi Sociosanitari dell’ULSS 3 nel marzo del 2023 dal Direttore Generale Edgardo Contato. Tuttora ricopre anche la carica di presidente di Arteven circuito teatrale regionale del Veneto e in precedenza ha ricoperto la carica di direttore dell’Istituto per l’infanzia Santa Maria della Pietà di Venezia.
- Da circa un anno lei è il direttore dei Servizi socio sanitari dell’Ulss 3 Serenissima. Come vengono erogati questi servizi e sulla base di quali riferimenti e credenziali?
Il Servizio sanitario nazionale è di tutti e per tutti: inclusività e gratuità sono le colonne portanti, e su queste colonne portanti si regge anche la proposta sociale delle Aziende sanitarie: la missione dei servizi sociosanitari dell’Ulss 3 Serenissima è, quindi, raggiungere con le proprie proposte di assistenza tutti coloro che vivono nel nostro territorio, comprese le persone indigenti e compresa quella parte sempre più ampia di cittadini che parlano una lingua differente. Poi, ovviamente, poiché le risorse non sono infinite, e poiché il servizio sanitario realizza le proprie proposte con i soldi dei cittadini, vanno fatte scelte oculate di programmazione. Ma resta il punto di partenza: come i servizi sanitari, anche i servizi sociali, nel nostro Paese, contrariamente a quanto accade in molti stati esteri, sono per tutti e devono essere per tutti anche in futuro.
- L’Ulss 3 è in buona salute attualmente o esiste una situazione difficile in questo periodo, dettata soprattutto dalla mancanza di medici e infermieri?
L’Ulss 3 opera in un territorio particolarmente complesso e vario, in cui la specificità del suo centro, la Venezia d’acqua, comporta costi di gestione molto elevati. Da questa specificità e complessità deriva il disavanzo, sempre molto elevato, tra i servizi erogati dall’Azienda sanitaria e i fondi a disposizione: diamo ai cittadini ben più di quanto potremmo dare se mirassimo ad avere un bilancio in pareggio. Ogni anno, però, la Regione Veneto, riconosce il buon lavoro fatto dall’Ulss 3 anche in queste condizioni di difficoltà; e proprio come riconoscimento degli sforzi compiuti e dei risultati ottenuti, finanzia il disavanzo di gestione. Altro discorso – e ulteriore complicazione! – È quello della carenza di medici ed infermieri: questa difficoltà perdura da anni, e provoca un’ulteriore difficoltà e costi ancora più elevati per il personale sanitario; poco ci consola il fatto che questo problema è comune anche a tutte le altre Ulss e a tutto il Paese…
- Quali sono le difficoltà che ha incontrato in questo nuovo delicato incarico e quali le prime soddisfazioni?
Quella dei servizi sociosanitari di una grande Ulss è una rete complessa, una macchina dalle molteplici articolazioni. Chi assume il ruolo di Direttore potrebbe sentir tremare le vene ai polsi; mi ha aiutato sicuramente la vasta schiera di collaboratori e di ottimi professionisti che operano in Azienda e sono l’anima dei nostri servizi.
Quanto alle soddisfazioni, credo di poter dire che abbiamo lavorato ottimamente su due fronti particolari: il contrasto alla violenza di genere, con la costruzione di una rete di competenze e professionalità che si può trovare in poche altre aziende sanitarie, e il lavoro di dialogo con le realtà straniere nella nostra città: i cittadini utenti che parlano una lingua straniera, o che comunque provengono da una cultura diversa, sono interlocutori sempre più numerosi, e ci siamo sforzati di costruire anche con loro il dialogo più efficace.
Un’altra sfida, da qui in poi, sarà costruire le Case della Comunità e… riuscire a dare loro un compito chiaro, come perno della nuova sanità dei territori, e come perno dei nuovi servizi sociosanitari nel territorio.
- La disabilità come dev’essere affrontata e come può intervenire l’Ulss?
La disabilità deve essere affrontata con un approccio inclusivo, centrato sulla persona e orientato a valorizzare le sue capacità, promuovendo l’autonomia e la partecipazione attiva alla vita sociale. L’obiettivo è quello di superare le barriere fisiche, sociali e culturali, garantendo eguali opportunità e diritti. Per la nostra Azienda sanitaria è prioritario, quindi, considerare le esigenze, i desideri e le aspirazioni della persona, lavorare sul progetto di vita; e l’obiettivo è quello di rendere accessibili la partecipazione alla scuola, al lavoro, alle attività ricreative e alla vita comunitaria, e di garantire l’accesso a spazi fisici ai trasporti, alle informazioni e alle tecnologie; è inoltre fondamentale prendere in carico e considerare la famiglia con interventi mirati e puntuali.
Le Aziende sanitarie hanno un ruolo cruciale nell’assistenza e nell’inclusione delle persone con disabilità, attraverso servizi dedicati: eroghiamo interventi di fisioterapia, logopedia, psicoterapia o altre forme di supporto, collaboriamo con scuole e con i servizi educativi per favorire l’inclusione scolastica e occupazionale delle persone disabili. Attraverso i servizi aziendali, oltre che comunali, si può accedere a contributi domiciliari e a servizi semi-residenziali e residenziali, e questo è possibile anche grazie a finanziamenti regionali e collaborazioni con associazioni, cooperative e realtà locali, con enti gestori e reti di supporto all’inclusione.
- La precedente esperienza come direttore dell’Istituto della Pietà di Venezia le è servita in qualche modo per questa nuova “avventura” o sono due cariche che richiedono un tipo di attenzione diversa?
Ovviamente le esperienze precedenti nel settore sociosanitario sono state preziosissime. Va detto però che l’esperienza alla guida dei servizi sociosanitari dell’Ulss 3 Serenissima costituisce un salto di scala non indifferente. Nel mio ruolo, poi, in questi anni ho affiancato il Direttore Generale Contato e gli altri membri della Direzione strategica, e ho potuto allargare lo sguardo e dare il mio contributo, pur nel rispetto dei ruoli di ciascuno, anche alla parte sanitaria e ospedaliera, oltre che a quella gestionale; ed anche questa è stata un’esperienza di grande spessore.
- L’Ulss 3 è in ottimi rapporti con l’AVAPO Mestre, la nostra associazione. Lei prima di diventare direttore conosceva AVAPO?
Tutti conoscono AVAPO, tutti sanno dalla meritevole opera dell’Associazione, e a maggior ragione AVAPO è conosciuta e riconosciuta da chi ha ruolo nella gestione della sanità e dei servizi sociosanitari. Confermo che esistono ottimi rapporti tra l’Azienda sanitaria e AVAPO, e mi verrebbe da dire che non potrebbe essere altrimenti. Nella nostra società sempre più distratta, il lavoro, la disponibilità, la serietà dell’impegno profuso dall’Associazionismo sono sempre più importanti: non si può immaginare di fare sanità e servizi sociosanitari senza il sostegno del Terzo Settore, del volontariato, dell’Associazionismo. L’auspicio è che questo esercito vivace ed entusiasta, che affianca il lavoro delle Ulss e ci permette di parlare ancora di sussidiarietà, resti anche in futuro un nostro alleato fidato e volonteroso, e che continui a crescere nella professionalità che ormai lo contraddistingue.
- Nella nostra città negli ultimi tempi è tornato il triste fenomeno legato alla droga, con numerosi casi di violenza. Il SerD che è un servizio molto importante come opera e con quali aspettative?
I nostri servizi di contrasto alle dipendenze mettono in campo ogni possibile risorsa in quella che è una vera e propria battaglia: certe aree urbane, non c’è dubbio, sono pressate in modo spaventoso dal racket della droga, anche per via di molti che, pur risiedendo altrove, vedono in queste aree un mercato di riferimento in cui sfuggire a controlli e servizi. Ma poi la droga viaggia ormai nel mercato virtuale delle reti digitali, nel cosiddetto dark web… Si fa rete, certo, ma quella contro la droga è una sfida sociale in cui i nostri servizi fanno la loro parte e devono però essere supportati anche da altre agenzie, dalla scuola alle Forze dell’Ordine al legislatore: la battaglia è davvero cruenta, e si vince o si perde tutti insieme
Valter Esposito
Direttore responsabile di “Per Mano”