Cristina, un sorriso come dono

Cristina, un sorriso come dono

Anna Maria, volontaria di AVAPO Mestre così come Cristina, le rivolge il suo ricordo affettuoso di un’amicizia sbocciata negli anni della giovinezza e ritrovata nella maturità in un contesto di solidarietà. In questo periodo natalizio in cui il gesto del donare diventa l’attualità del momento, anche un sorriso può essere un dono di amore per gli altri.”

di Anna Maria Dessì

Eravamo giovani. Accompagnavamo i nostri figli all’asilo. Quella volta si chiamava così la scuola materna.
I due piccoli erano nella stessa sezione. Abbiamo simpatizzato subito. Condividevamo il piacere di trovarci ogni giorno anche con altre mamme. Un caffè, quattro risate.
Incominciavano così le nostre giornate di giovani mamme. Cristina era solare, aperta all’amicizia. Predisposta alla condivisone, si coalizzava nel gruppo con facilità.
Ci trovavamo così ai festini dei compleanni, ai giardini davanti alle altalene… nacque così la nostra amicizia. Si era poi liberato un appartamento nel mio condominio; a Cristina piacque e in quattro e quattr’otto lei e il marito fecero il rogito: in breve vennero a stare due piani sopra del mio. Rimasi sbalordita dalla rapidità con la quale Cristina combinò l’affare dell’acquisto dell’appartamento e con quale altrettanta velocità lo arredò. Cristina sapeva cogliere l’attimo; non esitava a prendere decisioni se davanti le si presentava un buon affare. Intraprendente e decisionista portava a termine i suoi obiettivi con successo, scansando con capacità intuitiva gli ostacoli che incontrava. La ricordo con una valigetta in mano, vestita in modo eccentrico, stivaletti, gonnellone a mezza gamba, cappello a falde larghe “fraccato” in testa, dal quale si intravedeva il suo sorriso brillante.
Appariva un po’ bizzarra nel suo abbigliamento fuori dal comune, ma era bella così. Seguiva la moda di quel tempo in modo personale e originale come di fatto era lei.
Camminava frettolosamente per poter svolgere con rapidità le incombenze giornaliere della famiglia che faceva abilmente conciliare con gli impegni di lavoro. Erano gli anni ottanta, le donne incominciavano a cercare il loro spazio sociale, lottando con sofferenza facendo a gomitate con la prepotenza patriarcale di quegli anni, per conquistare il proprio ruolo nella collettività e poter così migliorare la loro condizione sociale.
Invidiavo Cristina che pareva avesse trovato il suo spazio, o così a me sembrava. Io incominciavo solo a ideare quello mio, tentando di esprimere i miei primi desideri di affermazione di genere. Il suo lavoro era nell’ambito della moda.
Aveva impegnato in questo settore, tutta la sua passione che aveva portato avanti con soddisfazione. Contemporaneamente in quel periodo, per un certo tempo, condividemmo la passione di far teatro. Io però lasciai molto presto, per contingenze personali.
La seguii in questo percorso però, condividendo il piacere di vivere questa esperienza. Recitò in una compagnia amatoriale conosciuta a Venezia per le commedie di Carlo Goldoni.
Fu un piacere vederla recitare con disinvoltura, immersa nella parte che impersonava; esprimeva in qualche modo il suo carattere gioioso e nel contempo ironico. Non ricordo nel particolare quale fosse la sua parte , ma fu eccellente la sua interpretazione.
Fu in quel periodo che ci perdemmo di vista; le nostre vite presero strade diverse, ma quando ci incontravamo era come ci fossimo lasciate il giorno prima e tra una risata e l’altra,
che non mancava mai, ci aggiornavamo sui fatti delle nostre famiglie.
Aveva sempre fretta. Frenetica e iperattiva, dava sempre l’impressione che non riuscisse mai a portare a termine i suoi impegni. Era così, era Cristina. Non l’avrei immaginata diversamente. Cristina era anche generosa ed empatica. La sua capacità di meravigliarsi, di gioire anche davanti alle piccole cose, faceva emergere la sua spontaneità.
Il suo modo sincero e diretto di esprimersi caratterizzava una personalità amabile, gioiosa, aperta all’amicizia e alla condivisione.
Cristina si commuoveva con facilità e si immedesimava nelle sofferenze altrui. Intuiva i problemi, ma soprattutto sapeva proporsi in termini di aiuto.
L’ho ritrovata in AVAPO-Mestre, contenta di poter donare del suo tempo al servizio dell’Associazione. Il suo sorriso riempiva l’ambiente quando entrava, portando una ventata gioiosa tra noi. Ci fece piacere ritrovarci in AVAPO.
Quando arrivavo chiedevo se ci fosse e altrettanto faceva lei, per il piacere di rivederci, ma soprattutto per ritrovarci nella condivisione del dono del volontariato, valore nel quale si fonda AVAPO-Mestre. Ricordo l’ultima chiacchierata a febbraio, prima del lockdown, nella quale ci fu anche uno scambio di stima ed affetto, poi non più. Se n’è andata Cristina, in una giornata calda di fine estate, repentinamente, in quel modo frettoloso che non ti dà il tempo di capire, di rendertene conto, così come le apparteneva nel suo modo di fare, lasciandoci sbigottiti e
impreparati.
Ricordiamo ora Cristina per quel suo sorriso affabile e aperto agli altri. Per quella voglia di fare, di costruire dando il senso positivo alle scelte della vita.
Cristina ci ha insegnato a non demordere mai e andare avanti tenendo sempre di vista l’orizzonte. Ci ha dato esempio che ogni cambiamento è anche una rinascita, che ci si può alzare anche  dopo essere caduti.
Ci ha insegnato l’accettazione e che la speranza è un valore aggiunto della vita. In questo periodo di calore natalizio nel quale ci sentiamo più predisposti a donare amore verso i nostri affetti, verso gli amici, verso coloro che hanno bisogno del nostro aiuto;
in particolare in questo periodo di pandemia, porgiamo almeno il nostro sorriso a chi ci sta intorno, a chi è nella sofferenza, a chi ha bisogno del nostro donare.

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