DON ARMANDO TREVISIOL: L’EREDITÀ DI UN UOMO RIUSCITO
Ho conosciuto don Armando oltre vent’anni fa quasi per caso, portando mia figlia di cinque anni a fare la chierichetta nella parrocchia di Carpenedo. La prima grande impressione che ebbi fu quando, entrato in sacrestia, vidi un armadio gigantesco che conteneva un centinaio di tonache bianche in perfetto ordine di taglia, da quelle più piccole alle più grandi, per vestire gli oltre cento chierichetti che servivano alle messe.
Poi don Armando è passato ai Centri don Vecchi e la chierichetta di famiglia non ci ha pensato due volte ed ha voluto andarci dietro. Da lì da una stretta di mano al chiederti che fai di bello, al coinvolgerti nel fiume di idee e progetti che quotidianamente voleva realizzare, il passo è stato breve.
Don Armando Trevisiol, a più di un anno dalla sua morte, rimane una figura indimenticabile per la comunità di Mestre, in particolare per la parrocchia di Carpenedo, dove ha servito come parroco per ben 35 anni. Fondatore della Fondazione Carpinetum e dei Centri Don Vecchi, don Armando ha incarnato una visione di solidarietà, spiritualità e servizio al prossimo che ha trasformato la vita di molte persone, in particolare degli anziani e dei più bisognosi.
Celebre per le sue omelie e per il suo stile di scrittura schietto e incisivo, don Armando sapeva unire la profondità teologica a un linguaggio semplice e concreto, capace di toccare il cuore di chiunque. Questa capacità, unita a un ascolto attento e a una straordinaria umanità, lo rendeva una guida preziosa per tutti coloro che cercavano conforto o consiglio.
Chiunque, credente o meno, se voleva parlare con lui bastava entrasse in chiesa e lo poteva trovare con la scopa in mano a pulire o a grattare via la cera dai candelieri. Credente in una povertà attiva ed in prima persona, viveva con il minimo necessario ed una attenzione esasperata ai bisogni ed alle esigenze degli altri.
Consapevole delle crescenti difficoltà che poveri e anziani affrontano, soprattutto in una società che tende a isolarli, nel 1989 don Armando ha fondato la Fondazione Carpinetum: l’obiettivo era creare un luogo di accoglienza per gli anziani soli o in difficoltà economica, offrendo loro una rete di assistenza e un ambiente di comunità.
I Centri Don Vecchi, frutto di questa visione, rappresentano ancora oggi un modello nazionale innovativo di residenze per anziani autosufficienti, dove l’autonomia abitativa si unisce a un forte spirito comunitario con spazi appositi dove gli anziani si sentono utili e valorizzati, favorendo la coltivazione di relazioni e mantenendo un legame attivo con la società.
Don Trevisiol è sempre stato profondamente legato ad AVAPO Mestre. Ogni volta che lo incontravo, desiderava che gli raccontassi dei progetti dell’Associazione e dei risultati ottenuti: aveva le idee chiarissime in proposito e le sue parole, sempre intrise di empatia e solidarietà, sono state per noi un sostegno prezioso nei momenti di difficoltà e incertezza, offrendo spunti di ispirazione e solidarietà. Aveva uno sguardo che non si dimentica facilmente ed un modo di parlare che sapeva leggere nell’anima.
I suoi progetti passati sono stati talmente ampi da chiedersi come mai avesse fatto a realizzarli ed ogni volta che mi raccontava dei nuovi mi chiedevo perché mai volesse la mia opinione talmente mi lasciavano senza parole.
Mi mancano il suo modo di salutare, le chiacchierate, le sue parole, che mi portavo via come un regalo talmente prezioso che ancora restano vivi nella mia mente, e la messa del sabato sera al don Vecchi dove a tutti apriva il suo cuore, le sue speranze, la sua fede.
A oltre un anno dalla sua scomparsa, il vero lascito di don Armando non si misura solo in termini di opere concrete. Il suo esempio di dedizione al prossimo, la sua capacità di vedere il volto di Cristo in ogni persona, soprattutto nei più fragili, rimangono un modello per noi di Avapo e per chiunque creda nel valore del servizio e del volontariato. In un mondo sempre più segnato dall’individualismo e dalla solitudine, la sua vita e la sua opera ci ricordano l’importanza di donare anche un po’ del nostro tempo agli altri, proprio come lui ha fatto fino alla fine.
Giusto Cavinato
Volontario Avapo-Mestre